La Commissione Europea ha intensificato la sua azione nei confronti di Apple, aprendo due nuovi procedimenti che riguardano il mancato rispetto delle normative previste dal Digital Markets Act (DMA). In passato, Apple era già stata oggetto di tre indagini per non aver soddisfatto pienamente i requisiti del DMA. Ora, questi nuovi procedimenti si concentrano sull’obbligo di garantire l’interoperabilità con dispositivi e sviluppatori di terze parti, in particolare sui sistemi operativi iOS e iPadOS.
Le restrizioni di Apple e il contesto normativo
Secondo quanto stabilito dal DMA, Apple è tenuta a offrire interoperabilità gratuita alle aziende e agli sviluppatori che desiderano utilizzare hardware e funzionalità software legate a iOS e iPadOS. Negli ultimi mesi, Apple ha apportato alcune modifiche per adeguarsi alla normativa, come l’introduzione del supporto per RCS nei messaggi e la possibilità di accedere al chip NFC per i pagamenti contactless. Tuttavia, queste modifiche non sembrano essere considerate sufficienti dalla Commissione.
Invece di attendere nuove proposte da parte di Apple, la Commissione indicherà direttamente le modifiche che l’azienda dovrà implementare. I due procedimenti aperti mirano a correggere specifiche limitazioni, alcune delle quali sono già note da tempo.
Il primo procedimento: interoperabilità con dispositivi connessi
Il primo procedimento riguarda l’interoperabilità tra i dispositivi Apple e quelli di terze parti. Attualmente, prodotti come gli Apple Watch sono utilizzabili solo con gli iPhone, e le AirPods presentano funzionalità limitate se collegate a dispositivi non Apple. Questa chiusura del sistema limita notevolmente la libertà di scelta dei consumatori e ostacola la concorrenza.
La Commissione chiederà ad Apple di fornire interoperabilità per funzionalità come notifiche, associazione dei dispositivi e connettività con device non Apple, inclusi smartwatch, auricolari e visori per realtà virtuale. L’obiettivo è eliminare le attuali barriere che impediscono ai dispositivi non Apple di sfruttare al massimo il proprio potenziale all’interno dell’ecosistema iOS.
Il secondo procedimento: risposte trasparenti per le richieste di interoperabilità
Il secondo procedimento riguarda il modo in cui Apple gestisce le richieste di interoperabilità da parte degli sviluppatori e delle terze parti. Secondo la Commissione, il processo attuale non è né sufficientemente trasparente né equo. Gli sviluppatori devono avere un percorso chiaro e prevedibile per ottenere accesso alle funzionalità chiave di iOS e iPadOS.
La Commissione intende quindi obbligare Apple a migliorare il proprio processo di risposta, garantendo tempi rapidi e trasparenza nelle comunicazioni. Questa misura mira a favorire una maggiore concorrenza, permettendo a tutti gli sviluppatori di lavorare su un terreno di gioco equo.
Conseguenze e tempistiche dei procedimenti
I due procedimenti avranno una durata massima di sei mesi, al termine dei quali la Commissione fornirà ad Apple indicazioni dettagliate sulle modifiche da implementare per rispettare l’obbligo di interoperabilità. Se Apple non dovesse adeguarsi, potrebbe affrontare sanzioni significative, fino al 10% delle entrate globali annuali.
Inoltre, la mancata interoperabilità ha già avuto ripercussioni immediate su Apple: il lancio di Apple Intelligence in Europa, previsto per il 2024, è stato posticipato al 2025 a causa del non rispetto delle norme DMA.
Conclusioni
Con l’avvio di questi nuovi procedimenti, la Commissione Europea dimostra ancora una volta la sua determinazione a far rispettare le regole stabilite dal Digital Markets Act. Le aziende come Apple, che detengono un potere di mercato significativo, dovranno adattarsi a un panorama sempre più regolamentato, dove l’interoperabilità e la concorrenza saranno elementi centrali.