Voxel Informatica s.a.s.

Windows 10 va in pensione

Per anni, Windows 10 è stato il nostro compagno digitale, affidabile e familiare. Ma il suo ciclo di vita sta per finire. A partire da ottobre 2025, Microsoft smetterà di supportarlo. Questo non è un semplice “aggiornamento”, ma un evento che ha conseguenze importanti per la tua sicurezza e l’utilizzo del tuo PC.

Questo articolo ti spiega in modo chiaro cosa succederà e quali sono le tue opzioni.

La fine è il 14 ottobre 2025

Segnati questa data: 14 ottobre 2025. Da quel giorno, Windows 10 non riceverà più aggiornamenti di alcun tipo. Il tuo PC continuerà a funzionare, certo, ma sarà come un’auto senza assicurazione: in caso di problemi, non avrai alcuna protezione.

Perché è un problema? I 3 rischi principali

Senza il supporto di Microsoft, il tuo computer con Windows 10 sarà vulnerabile. Ecco perché:

  1. Stop agli aggiornamenti di sicurezza. Questo è il rischio più grande. Ogni giorno vengono scoperti nuovi virus e attacchi. Microsoft rilascia patch per bloccarli. Senza queste patch, il tuo PC diventerà un bersaglio facile per hacker e malware.
  2. Addio all’assistenza tecnica. Se incontri un problema, Microsoft non ti aiuterà più. Dovrai cavartela da solo o affidarti a forum e guide non ufficiali, con tutti i rischi del caso.
  3. Software obsoleto. A poco a poco, i programmi che usi (come browser, suite Office, videogiochi) smetteranno di funzionare su Windows 10. Sarai bloccato con versioni vecchie e meno sicure del tuo software preferito.

Cosa fare? Le tue opzioni

Non farti prendere dal panico. Hai tempo per agire e prepararti.

  • Aggiorna a Windows 11. Se il tuo PC è abbastanza recente, l’aggiornamento è la soluzione migliore. È gratuito e ti garantisce sicurezza e stabilità per gli anni a venire. Puoi controllare la compatibilità del tuo computer con l’app ufficiale “Controllo integrità PC” di Microsoft.
  • Compra un nuovo PC. Se il tuo computer ha diversi anni e non è compatibile con Windows 11, potresti considerare di acquistarne uno nuovo. I modelli attuali sono più veloci, efficienti e già pronti per il futuro.
  • Passa a un altro sistema operativo. Se ti senti avventuroso, puoi esplorare alternative come Linux. Richiede un po’ di apprendimento, ma offre un sistema operativo moderno e sicuro, spesso completamente gratuito.

Non aspettare l’ultimo minuto

La fine del supporto di Windows 10 non è un problema da rimandare. Inizia a pensare ora a quale opzione è la migliore per te. Ignorare questa scadenza non farà altro che mettere a rischio i tuoi dati e la tua privacy online.

L’IA trasforma le aziende italiane

L’intelligenza artificiale non è più una promessa futuristica, ma una realtà concreta che sta rivoluzionando il mondo del lavoro in Italia. Secondo l’ultimo report “EY Italy AI Barometer” di EY, l’adozione dell’IA nelle aziende italiane ha registrato un’impennata sbalorditiva, passando dal 12% nel 2024 al 46% nel 2025.

Questa crescita esponenziale dimostra che l’AI non è solo uno strumento, ma un vero e proprio generatore di valore, capace di produrre benefici tangibili per le imprese. I numeri parlano chiaro: la ricerca, che ha coinvolto oltre 500 professionisti italiani, rivela che l’80% di loro ha avuto un’esperienza positiva con l’IA, mentre il 52% dei manager ha già riscontrato vantaggi concreti dal suo utilizzo.


La sfida futura: creare una cultura dell’IA

Nonostante l’enorme progresso, il vero “salto di qualità” deve ancora arrivare. Giuseppe Santonato, AI Leader di EY Europe West, sottolinea che per massimizzare il potenziale dell’IA è essenziale colmare il divario tra leadership e dipendenti.

Il prossimo passo non riguarda solo l’adozione tecnologica, ma la creazione di una cultura aziendale diffusa e condivisa sull’intelligenza artificiale. Per raggiungere questo obiettivo, sono necessari investimenti significativi in tre aree chiave:

  • Formazione: per dotare i dipendenti delle competenze necessarie per utilizzare al meglio l’IA.
  • Governance: per stabilire regole e processi chiari sull’uso etico e responsabile della tecnologia.
  • Accessibilità: per garantire che l’IA sia uno strumento disponibile e facile da usare per tutti.

In conclusione, l’Italia sta vivendo una vera e propria rivoluzione AI. La sfida ora è trasformare questa crescita spontanea in un progresso sostenibile, investendo nella cultura e nelle persone che saranno il motore di questa trasformazione.

Inaugurato a Torino il primo computer quantistico in Italia

Il 22 maggio 2025 segna una data storica per l’Italia e per il settore delle tecnologie emergenti: è stato ufficialmente acceso a Torino il primo computer quantistico IQM del Paese, uno dei soli 12 al mondo. L’infrastruttura è stata installata nel data center del Politecnico di Torino ed è frutto di una collaborazione strategica tra il Politecnico stesso, la Fondazione Links e l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (INRiM).

Un traguardo strategico per l’ecosistema quantistico italiano

L’arrivo di questa macchina rappresenta un passo concreto verso il rafforzamento dell’ecosistema quantistico nazionale, con un forte impatto locale sul territorio piemontese. Come dichiarato da Mikko Välimäki, co-CEO di IQM Quantum Computers, “l’Italia ha un enorme potenziale in campo quantistico” e questa iniziativa vuole renderlo operativo e competitivo.

Il computer quantistico installato è dotato di cinque qubit e sarà accessibile a ricercatori, università e aziende. La disponibilità di un sistema quantistico fisico in loco riduce le barriere di accesso, evitando i costi e le limitazioni tipici delle piattaforme cloud esterne o dei simulatori.

Come funziona un computer quantistico?

I computer quantistici si basano su principi della meccanica quantistica, in particolare sulla sovrapposizione e l’entanglement. A differenza dei computer classici, che operano con bit (0 o 1), i qubit possono trovarsi contemporaneamente in più stati, permettendo così l’elaborazione simultanea di un’enorme quantità di informazioni. Questo li rende particolarmente adatti per risolvere problemi ad alta complessità computazionale.

In combinazione con le tecniche di quantum machine learning, questi sistemi possono aprire nuove strade in ambiti come intelligenza artificiale, crittografia, finanza, chimica computazionale, logistica e cybersecurity.

Un’infrastruttura tecnologica all’avanguardia

Il sistema è ospitato all’interno di un criostato che mantiene una temperatura di circa 20 millikelvin, ossia appena sopra lo zero assoluto. Per fare un confronto: è circa 100 volte più freddo dello spazio profondo. Questa temperatura estrema è fondamentale per garantire la coerenza quantistica dei qubit, evitando errori e interferenze.

L’impianto occupa uno spazio di circa 4 metri quadrati e raggiunge i 3 metri di altezza, con una schermatura progettata per isolare completamente il cuore del sistema da vibrazioni meccaniche e interferenze elettromagnetiche.

Formazione e impatto sul territorio

Il progetto si appoggia su una solida base di competenze: oltre 30 esperti tra docenti, ricercatori e dottorandi sono già attivi nel campo. Inoltre, il Politecnico ha lanciato corsi specialistici e un Master dedicato al quantum computing, che hanno già coinvolto più di 60 studenti e studentesse.

Secondo il Rettore del Politecnico, Stefano Corgnati, “l’obiettivo è creare un hub tecnologico in cui ricerca accademica e innovazione industriale possano coesistere e collaborare per rendere il quantum computing un asset accessibile e applicabile”.

Un’opportunità per imprese e innovatori

Numerose realtà industriali del territorio hanno già espresso interesse per l’infrastruttura quantistica torinese. Avere un computer quantistico fisico operativo sul suolo italiano rappresenta un’opportunità unica per le imprese che vogliono avviare progetti pionieristici nel calcolo quantistico, con impatti che si faranno sentire nei prossimi anni su scala nazionale ed europea.

NVIDIA e MediaTek: Computex 2025

NVIDIA e MediaTek: in arrivo il nuovo SoC ARM N1 per PC? Prime indiscrezioni e debutto atteso al Computex 2025

Le voci su una possibile collaborazione tra NVIDIA e MediaTek si fanno sempre più insistenti. Secondo quanto riportato da ComputerBase, le due aziende sarebbero al lavoro su un nuovo SoC ARM personalizzato per PC, noto con il nome di serie N1. Il progetto rappresenterebbe un’importante mossa strategica per portare l’architettura ARM anche nel mondo desktop e laptop mainstream, con un possibile annuncio ufficiale previsto durante il Computex 2025.

N1 e N1X: due versioni per laptop e desktop

Stando alle informazioni trapelate, il chip N1 sarà destinato ai computer portatili, mentre la variante N1X punterà al segmento desktop. Entrambe le soluzioni derivano dal processore GB10, lo stesso impiegato nel DGX Spark, un Mini-PC di fascia alta firmato NVIDIA che combina una CPU ARM e una GPU della famiglia Blackwell.

Il DGX Spark, progettato per applicazioni AI e carichi di lavoro avanzati, integra una CPU Grace con 20 core ARM (10 Cortex-X925 e 10 Cortex-A725) e una GPU capace di raggiungere 1 PFLOP di potenza di calcolo in precisione FP4. A supporto, fino a 128 GB di memoria LPDDR5X, una configurazione pensata per l’elaborazione di modelli linguistici di grandi dimensioni e applicazioni AI.

Una versione consumer più accessibile

Per quanto riguarda la versione consumer della serie N1, ci si aspetta un’architettura più contenuta. Si parla di un numero di core compreso tra 8 e 12, e di un massimo di 32 GB di memoria LPDDR5X supportata. Specifiche più modeste rispetto al DGX Spark, ma pensate per rendere il chip più accessibile e adatto a notebook e PC desktop di fascia media. Un approccio simile a quello seguito da Apple con i suoi chip M-series e da AMD con i Ryzen AI.

Computex 2025: la vetrina perfetta per il debutto

Il Computex 2025, che si terrà alla fine di maggio, potrebbe essere il palco scelto da NVIDIA e MediaTek per svelare ufficialmente la serie N1. Al momento, però, non ci sono conferme ufficiali sulle specifiche tecniche, che rimangono coperte dal più stretto riserbo.

Nel frattempo, nel mondo NVIDIA continuano ad arrivare notizie interessanti: il noto overclocker Der8auer ha avuto modo di testare un prototipo della GeForce RTX TITAN Ada Lovelace, una scheda mai commercializzata, i cui risultati stanno già facendo discutere gli appassionati del settore.


Conclusione

La collaborazione tra NVIDIA e MediaTek potrebbe segnare una svolta importante per il mercato dei PC ARM-based, offrendo soluzioni potenti ma più accessibili. Tutti gli occhi sono puntati sul Computex 2025, che si preannuncia ricco di novità hardware e innovazioni interessanti.

Restate sintonizzati per ulteriori aggiornamenti e analisi approfondite, direttamente dal nostro blog!

OpenSSL 3.5: focus su sicurezza

Dopo oltre cinque mesi di attesa, il team di sviluppo ha rilasciato OpenSSL 3.5, una versione ricca di novità pensate per affrontare le sfide della sicurezza moderna e migliorare le performance delle applicazioni crittografiche. In questo articolo analizziamo insieme i principali cambiamenti introdotti, dal rafforzamento degli algoritmi fino al supporto per tecnologie emergenti come QUIC e la crittografia post-quantum.

Cifratura più sicura per le utility standard

Le utility req, cms e smime ora utilizzano AES-256-CBC come cifrario di default, sostituendo l’obsoleto DES-EDE3-CBC. Un passo fondamentale per garantire un livello di sicurezza allineato agli standard attuali e ridurre il rischio di attacchi su dati critici.

TLS aggiornato: focus su post-quantum e flessibilità

OpenSSL 3.5 rinnova la lista dei gruppi TLS supportati, introducendo algoritmi ibridi post-quantum come X25519MLKEM768, affiancati da X25519. Questo approccio “ibrido” rappresenta una strategia di transizione verso un futuro in cui i computer quantistici potrebbero rendere obsoleti molti algoritmi odierni.

Inoltre, è stato introdotto il supporto per keyshares multiple, che consente maggiore controllo nella negoziazione TLS — un vantaggio notevole per architetture complesse e scenari ad alta sicurezza.

Supporto QUIC lato server e algoritmi PQC

Una delle novità più attese è l’arrivo del supporto lato server per il protocollo QUIC (RFC 9000), completo di funzionalità 0-RTT, che permettono handshake ultrarapidi. Questo rende OpenSSL 3.5 ancora più appetibile per applicazioni web moderne e sistemi real-time.

In parallelo, troviamo il supporto ai principali candidati PQC (post-quantum cryptography):
ML-KEM, ML-DSA e SLH-DSA, tre algoritmi al centro delle valutazioni NIST per lo standard del futuro.

API moderne e gestione migliorata delle chiavi

Le funzioni legacy BIO_meth_get_() sono state deprecate, spingendo verso API più moderne e sicure. Tra le nuove introduzioni troviamo:

  • EVP_SKEY, un nuovo oggetto pensato per semplificare la gestione delle chiavi in ambienti avanzati
  • Key management centralizzato per CMP (Certificate Management Protocol)
  • Supporto al pipelining nei cifrari via API, per massimizzare le prestazioni in scenari ad alto throughput

Configurazione più flessibile

OpenSSL 3.5 introduce nuove opzioni per un controllo ancora più granulare, tra cui:

  • no-tls-deprecated-ec, che disabilita i gruppi ellittici considerati obsoleti
  • enable-fips-jitter, che abilita il JITTER come fonte di entropia per la generazione dei seed nel provider FIPS

Problemi noti: focus su SSL_accept

Attualmente è presente un bug nell’uso combinato di SSL_accept con SSL_accept_connection(), che può causare errori inattesi. In attesa della patch (prevista per la 3.5.1), il workaround consigliato è passare a SSL_do_handshake().

Conclusione

OpenSSL 3.5 si conferma una release fondamentale per chi sviluppa sistemi crittografici moderni. Con l’introduzione di algoritmi post-quantum, supporto QUIC lato server e miglioramenti significativi alle API e al protocollo TLS, OpenSSL si posiziona ancora una volta come uno dei pilastri della sicurezza informatica open source.

Meta AI arriva in Italia

Meta ha finalmente annunciato il lancio di Meta AI in Italia e in altri paesi europei, completando così il suo rollout globale che fino ad oggi aveva escluso il Vecchio Continente. La disponibilità dell’assistente digitale era stata limitata solo in Europa a causa di questioni legate alla protezione dei dati personali, e in particolare al rispetto del GDPR (Regolamento generale sulla protezione dei dati).

Il ritardo: GDPR e la conformità normativa

Il lancio di Meta AI in Europa era stato sospeso lo scorso 14 giugno 2024, dopo che la Data Protection Commission dell’Irlanda era intervenuta a seguito della richiesta dell’organizzazione noyb. La causa del ritardo risiedeva nel fatto che Meta aveva scelto di utilizzare l’“interesse legittimo” come base giuridica per il trattamento dei dati degli utenti, invece di optare per il consenso esplicito, come previsto dalla normativa europea.

Tuttavia, già a luglio 2024, Meta aveva annunciato che non avrebbe lanciato in Europa i modelli Llama multimodali, giustificando la decisione con la “natura imprevedibile del contesto normativo europeo”. Nonostante ciò, la versione testuale di Meta AI ha finalmente fatto il suo debutto, sebbene con alcune limitazioni, come vedremo.

Funzionalità attuali: solo testo, niente immagini

Al momento, gli utenti italiani e europei potranno utilizzare Meta AI esclusivamente per interazioni basate su testo, senza la possibilità di generare o modificare immagini. Ciò significa che, a differenza di altre versioni internazionali del servizio, non sarà possibile ottenere risposte visive o lavorare con immagini, una limitazione dovuta al contesto normativo.

Meta AI sarà accessibile attraverso le app WhatsApp, Facebook, Messenger e Instagram, dove gli utenti troveranno un’icona blu con il logo di Meta AI per avviare conversazioni dirette. Inoltre, sarà possibile interagire con l’assistente nelle conversazioni di gruppo su WhatsApp (e, in futuro, anche su Messenger e Instagram Direct), utilizzando il comando @MetaAI seguito da una domanda o un prompt.

Integrazione con i contenuti e funzionalità future

Meta AI potrà sfruttare i contenuti degli utenti, come messaggi, post e reel, per fornire risposte più pertinenti e contestualizzate. L’assistente avrà inoltre la capacità di connettersi a Internet per raccogliere informazioni e migliorare la qualità delle risposte. Tuttavia, Meta ha specificato che, per il momento, non sarà in grado di rispondere a domande relative a contenuti visivi, come immagini o video.

Nonostante queste limitazioni, Meta ha già annunciato che, in futuro, aggiungerà funzionalità come la personalizzazione e la memoria, migliorando ulteriormente l’esperienza dell’utente.

Meta AI su Ray-Ban: un’anteprima delle funzionalità

Meta AI sarà anche integrato sugli occhiali smart Ray-Ban, ma in una versione limitata che arriverà a partire da novembre 2024. In questa fase iniziale, gli occhiali offriranno solo funzionalità di base, con la possibilità di interagire tramite comandi vocali e ottenere risposte attraverso l’assistente.

Cosa aspettarsi in futuro

Il lancio di Meta AI in Europa segna un passo importante nell’espansione globale dell’assistente digitale, ma ci sono ancora molte novità in arrivo. Con l’introduzione di personalizzazione e memoria, Meta mira a rendere l’esperienza ancora più interattiva e mirata, migliorando la qualità del servizio nel rispetto delle normative europee.

In sintesi, sebbene il lancio di Meta AI in Europa parta con funzionalità limitate, i prossimi mesi porteranno sicuramente ulteriori aggiornamenti, rendendo l’assistente sempre più potente e versatile.

Microsoft chiude Skype a maggio 2025: L’addio definitivo e il passaggio a Teams

Dopo oltre 20 anni di presenza nel mondo della comunicazione online, Skype, uno dei software di messaggistica e chiamate più iconici, chiuderà definitivamente a maggio 2025. La notizia, che segna la fine di un’era, è stata ufficialmente confermata da Microsoft nell’ultima anteprima di Skype per Windows. Gli utenti sono stati avvertiti che l’app non sarà più disponibile e che tutte le comunicazioni dovranno essere effettuate tramite Microsoft Teams.

La lenta fine di Skype: da pioniere della comunicazione a software in declino
Skype è stato lanciato nel 2003 e, per molti anni, ha dominato il settore delle chiamate VoIP (Voice over IP) e della messaggistica istantanea, diventando il punto di riferimento per milioni di utenti in tutto il mondo. Nel 2011, Microsoft lo ha acquistato per 8,5 miliardi di dollari, integrandolo progressivamente nei suoi prodotti, ma senza riuscire a mantenere la sua posizione di leadership. Le difficoltà nell’integrazione con Windows 10 e i tentativi falliti di rilanciare il servizio hanno segnato un lento declino.

La nascita di Microsoft Teams: l’inizio della fine di Skype
Nel 2017, con il lancio di Microsoft Teams, la compagnia di Redmond ha iniziato a focalizzarsi su una piattaforma più moderna e versatile, pensata non solo per la comunicazione, ma anche per la collaborazione in ambito aziendale. La chiusura di Skype for Business nel 2021 ha segnato il primo passo decisivo verso il progressivo abbandono di Skype come piattaforma di comunicazione principale.

Teams prende il posto di Skype: il passaggio definitivo
Con l’arrivo di Windows 11, Microsoft ha ulteriormente rafforzato la sua strategia di sostituire Skype con Teams, integrando quest’ultimo in modo ancora più profondo all’interno del sistema operativo. Teams è ora la piattaforma centrale di Microsoft per la gestione di chat, chiamate, video e collaborazione, sia nel contesto business che consumer. Skype, che fino a oggi ha continuato a ricevere aggiornamenti, sarà definitivamente sostituito.

Cosa aspettarsi per gli utenti di Skype?
A partire dal mese di maggio, gli utenti di Skype inizieranno a visualizzare messaggi che li inviteranno a migrare su Teams Free, la versione gratuita di Teams. Questo nuovo ambiente offrirà funzionalità simili a quelle di Skype, ma in un’interfaccia più moderna e completamente integrata con l’ecosistema Microsoft. Sebbene Microsoft non abbia ancora confermato se sarà disponibile una funzionalità di migrazione automatica per trasferire contatti e cronologia chat, è probabile che vengano annunciate soluzioni che semplificheranno il passaggio.

Gli utenti di Skype che dovranno passare a Teams troveranno una piattaforma avanzata per le videochiamate, la messaggistica e la condivisione di file, ma con un’interfaccia completamente diversa da quella di Skype. Microsoft continuerà a puntare su Teams per offrire un’esperienza più moderna e funzionale, che risponde meglio alle esigenze sia dei professionisti che degli utenti domestici.

Conclusione
La chiusura di Skype segna un capitolo importante nella storia della comunicazione online, un capitolo che si chiude dopo un lungo periodo di cambiamenti. Microsoft, con il suo impegno verso Teams, sembra voler centralizzare tutte le sue soluzioni di comunicazione su un’unica piattaforma, semplificando l’esperienza utente e integrando meglio i suoi servizi. Se Skype è stato il pioniere, Teams rappresenta il futuro delle comunicazioni digitali.

iOS 18.5: Possibili ritardi per le novità su Siri

Apple ha iniziato a testare internamente iOS 18.5 all’inizio di febbraio, secondo quanto riportato dai log di MacRumors. Sebbene le versioni intermedie di iOS non rappresentino di solito una notizia di grande rilevanza, questa volta la situazione sembra diversa, poiché si era parlato di un possibile ritardo nelle nuove funzionalità legate ad Apple Intelligence per Siri.

iOS 18.5: un passaggio cruciale nei test

La scorsa settimana, Mark Gurman di Bloomberg aveva anticipato che il lancio di iOS 18.5 potesse essere rinviato a causa di bug e problematiche ingegneristiche che potrebbero compromettere la stabilità dell’esperienza utente. La notizia che Apple stia già testando questa versione interna è quindi un segnale che i lavori sono avanzati, anche se l’implementazione delle nuove funzioni non è ancora priva di ostacoli.

Apple Intelligence per Siri: le novità attese

Le nuove funzionalità di Apple Intelligence per Siri erano inizialmente previste per iOS 18.4, come suggerito da Gurman. Questi miglioramenti dovrebbero includere capacità avanzate di consapevolezza sullo schermo, una maggiore comprensione del contesto personale degli utenti e controlli più avanzati per le app. In un esempio mostrato durante il keynote della WWDC 2024, Apple aveva illustrato come Siri possa integrare informazioni provenienti da Mail e Messaggi per rispondere a domande relative ai piani di viaggio e ai pranzi.

Cosa aspettarsi con iOS 18.4 e 18.5

Con l’arrivo della prima beta di iOS 18.4 prevista per questa settimana, sarà possibile farsi un’idea più chiara di quante delle funzionalità legate a Siri verranno effettivamente implementate. La versione stabile di iOS 18.4 è attesa per aprile, mentre iOS 18.5 dovrebbe vedere la luce a maggio, sebbene potrebbero esserci ritardi a causa delle problematiche segnalate.

In sintesi, sebbene i test interni di iOS 18.5 stiano procedendo, è probabile che le attese novità su Siri non siano pronte per il rilascio in tempi brevi, e Apple potrebbe essere costretta a un lancio parziale o posticipato di queste funzioni avanzate.

DeepSeek: L’Intelligenza Artificiale cinese che sfida l’America e fa tremare i mercati

Un modello di intelligenza artificiale economico ma potente sta rapidamente guadagnando popolarità in tutto il mondo, e questa volta non proviene dalla Silicon Valley. DeepSeek, una startup cinese fondata nel 2023 da Liang Wenfeng e supportata dall’hedge fund High-Flyer di Hangzhou, ha spiazzato l’industria tecnologica statunitense, ponendosi come una seria minaccia per il predominio delle Big Tech americane.

Il successo improvviso di DeepSeek

DeepSeek ha fatto irruzione nel mercato con un modello di IA generativa che sta già mettendo in discussione i leader di settore come OpenAI (ChatGPT) e Google. Con il suo potente modello DeepSeek-R1, lanciato all’inizio del 2025, l’app è riuscita a superare ChatGPT negli Stati Uniti, diventando la più scaricata su iPhone. Ciò che rende DeepSeek particolarmente attraente è la sua capacità di risolvere problemi complessi, come il ragionamento matematico e la generazione di codice, utilizzando tecniche avanzate di apprendimento automatico.

Un modello potente ed economico

Quello che davvero fa tremare i giganti tecnologici statunitensi è la capacità di DeepSeek di offrire prestazioni elevate a costi decisamente più bassi rispetto alla concorrenza. Il modello DeepSeek-R1 è stato sviluppato in appena due mesi con un investimento di meno di 6 milioni di dollari, molto al di sotto dei costi necessari per sviluppare soluzioni simili in America. La startup ha creato un’intelligenza artificiale gratuita e open source che sta rapidamente guadagnando terreno grazie a una struttura molto più economica rispetto ai modelli di IA sviluppati da giganti come Nvidia, Google e OpenAI.

Impatto sui mercati finanziari

L’ascesa di DeepSeek ha avuto un impatto diretto sul mercato azionario. Nvidia, uno dei principali attori nell’ambito dell’IA, ha visto una perdita impressionante del 16,86% della sua capitalizzazione di mercato, bruciando circa 589 miliardi di dollari. Il modello economico e altamente efficiente di DeepSeek sta cambiando le carte in tavola, facendo riflettere gli investitori sulla sostenibilità dei modelli di business tradizionali legati all’intelligenza artificiale.

Sicurezza e cyber attacchi

Nonostante il successo, l’app ha dovuto fare i conti con diversi cyber attacchi su larga scala. DeepSeek ha annunciato che, per garantire la sicurezza dei propri utenti, limiterà temporaneamente la registrazione di nuovi account. Questo ha suscitato preoccupazioni sulla sicurezza dei dati e sulla protezione delle informazioni personali, ma non ha impedito alla startup di continuare a crescere a ritmi esponenziali.

Censura e controllo delle informazioni

Un aspetto controverso di DeepSeek riguarda il suo approccio alla gestione delle informazioni politicamente sensibili. Diversi test hanno mostrato che l’intelligenza artificiale tende a evitare risposte dirette su argomenti delicati, come gli eventi di Piazza Tienanmen, offrendo invece narrazioni che si allineano con la posizione ufficiale del governo cinese. Questo ha sollevato preoccupazioni riguardo a un possibile meccanismo di censura integrato nell’IA, che potrebbe limitare la libertà di espressione degli utenti, in particolare su temi sensibili.

Le parole di Trump: “Una sveglia per l’industria”

Il successo di DeepSeek ha anche attirato l’attenzione della politica. Donald Trump ha definito la realizzazione di questa tecnologia una “cosa positiva”, sottolineando che potrebbe fungere da “sveglia” per l’industria tecnologica statunitense. L’ex presidente ha evidenziato che non è più necessario spendere enormi somme di denaro per sviluppare tecnologie avanzate, aprendo la strada a nuove prospettive per il futuro dell’IA.

Conclusioni: Il futuro dell’Intelligenza Artificiale è imminente

Il rapido successo di DeepSeek dimostra quanto sia dinamico e competitivo il settore dell’intelligenza artificiale. Con un modello economico ma altamente potente, la startup cinese sta sfidando i leader statunitensi e sta forzando un ripensamento sulle modalità di sviluppo e distribuzione dell’IA. Mentre gli Stati Uniti cercano di rispondere alla crescente minaccia, l’intelligenza artificiale continua a evolversi, e sarà interessante vedere come si svilupperanno le dinamiche tra i protagonisti globali nei prossimi mesi.

Google rifiuta il Fact-Checking

Google ha recentemente informato la Commissione europea della sua decisione di non adottare il fact-checking per i risultati di ricerca su Google Search e i video su YouTube. Questo passo arriva dopo l’introduzione del codice di condotta sulla disinformazione, che nel 2022 è stato aggiornato per combattere la diffusione delle fake news online. Tale codice è stato sottoscritto da numerose aziende, tra cui Google, impegnandosi a implementare misure per contrastare le notizie false. La questione ora potrebbe essere coinvolta anche nel Digital Services Act (DSA), la normativa europea che mira a regolare in modo più rigido i contenuti digitali.

Il codice di condotta sulla disinformazione

Il codice di condotta, che risale al 2018 e che è stato aggiornato nel 2022, è stato firmato da 40 aziende, tra cui i big tech come Google. Tra gli impegni presi dalle aziende c’era anche l’adozione del fact-checking per moderare i contenuti e prevenire la diffusione di notizie false. Questo impegno però non è vincolante, e le aziende possono decidere di abbandonarlo in qualsiasi momento, come è successo recentemente con Twitter, che dopo l’acquisizione di Elon Musk ha scelto di non aderire più al codice.

Google, infatti, ha comunicato alla Commissione Europea che non applicherà il fact-checking sui suoi servizi di ricerca e su YouTube, ritenendo che non sia una misura né appropriata né efficace per queste piattaforme. Secondo Kent Walker, Presidente degli affari globali di Google, il sistema attuale di moderazione dei contenuti ha dimostrato la sua efficacia, come dimostrato durante le elezioni del 2024, e non è necessario implementare un sistema di fact-checking esterno.

La posizione di Google: la modifica del sistema di moderazione

A partire da agosto 2024, YouTube ha introdotto una novità: gli utenti potranno aggiungere note ai video per segnalare eventuali inesattezze o contenuti imprecisi. Al momento, questa funzionalità è disponibile solo negli Stati Uniti, ma potrebbe essere estesa a livello globale se avrà successo.

Google ha dichiarato che annullerà tutti gli impegni relativi al fact-checking prima che il codice di condotta diventi obbligatorio in base al Digital Services Act. Questo approccio segna una rottura con l’idea di un monitoraggio esterno dei contenuti, puntando invece su soluzioni interne e, in parte, sulla responsabilità degli utenti.

Le reazioni nel panorama tecnologico

Questa decisione si inserisce in un quadro più ampio di evoluzione delle politiche di moderazione delle piattaforme digitali. Anche Meta (Facebook e Instagram), ha recentemente rimosso il programma di fact-checking (limitato agli Stati Uniti), allineandosi con la stessa posizione presa da X (ex Twitter).

Il cambiamento in atto solleva però numerosi interrogativi su come le piattaforme gestiranno la disinformazione in futuro, e se l’approccio basato esclusivamente su soluzioni interne e sull’intervento degli utenti sarà sufficiente a contrastare la proliferazione di contenuti ingannevoli o pericolosi.

La sfida del Digital Services Act

Il Digital Services Act, che potrebbe rendere obbligatori alcuni degli impegni previsti dal codice di condotta, continuerà a essere un punto di riferimento fondamentale nella regolazione dei contenuti online. Google dovrà conformarsi alle disposizioni di questa legge in Europa, ma la sua scelta di non adottare il fact-checking solleva questioni su come l’Unione Europea potrebbe rispondere a questa posizione.

In definitiva, mentre il dibattito su come affrontare la disinformazione si fa sempre più acceso, l’approccio di Google, così come quello di altre grandi aziende tecnologiche, potrebbe segnare un cambiamento nelle dinamiche di moderazione dei contenuti online. L’efficacia di queste soluzioni alternative rimane, tuttavia, tutta da verificare.